Giornata conclusiva del Seminario di Studi parlamentari “Silvano Tosi”

Autorità, caro Rettore, Gentili professori, Carissime ragazze e carissimi ragazzi,

sono particolarmente lieto di intervenire anche quest’anno alla giornata conclusiva delle attività del Seminario di Studi parlamentari “Silvano Tosi”, che festeggia i suoi cinquanta anni di vita. Per questo invito, desidero ringraziare il Prof. Paolo Caretti e il Prof. Massimo Morisi.

La scelta di celebrare questa importante ricorrenza qui a Villa Ruspoli, nella sede dove, ormai da alcuni anni, si svolgono le attività didattiche e di formazione e dove gli studenti trascorrono le loro giornate di lezione e di studio, crea un’atmosfera familiare, che mi fa sentire, più che un ospite, un amico del Seminario, invitato a un compleanno speciale. D’altra parte, nel corso di questi cinquanta anni, il legame con le Assemblee elettive è stato sempre molto intenso. Da una parte, molti giovani, formatisi alla Scuola fiorentina di studi parlamentari, hanno superato brillantemente i selettivi concorsi per accedere alle carriere nelle Amministrazioni parlamentari. Dall’altra, i funzionari del Senato e della Camera, attraverso le docenze loro affidate, hanno contribuito ad arricchire le attività didattiche del Seminario, grazie all’apporto della loro esperienza professionale.

Quando il Seminario nacque, nel 1967, la dottrina costituzionalistica e la scienza politica erano indirizzate a sostenere, sul terreno dell’elaborazione dogmatica, la progressiva espansione del ruolo delle Camere e la loro centralità nell’assetto istituzionale. Il Parlamento era concepito quale asse portante di un sistema orientato a valorizzare la rappresentanza e a realizzare un modello quanto più possibile inclusivo, nel quale agivano – come protagonisti indiscussi – partiti fortemente radicati nella società. In quel contesto, la decisione parlamentare – in particolare la deliberazione legislativa – era assunta all’esito di un’ampia, spesso lunga, negoziazione politica, attraverso una complessa transazione tra le parti, alla quale era necessario porre la massima attenzione e che, per questo, richiedeva competenze e sensibilità non comuni.

Per assicurare la formazione di tecnici preparati, in grado di supportare l’attività delle Camere in tutto lo spettro delle sue più diverse articolazioni, dalla legislazione al controllo, il Seminario si caratterizzò per un’attitudine, in quegli anni ancora non così diffusa, alla formazione interdisciplinare, in coerenza con l’indirizzo realista del pensiero di Silvano Tosi, il quale valorizzò l’intima connessione tra il diritto pubblico, la scienza politica, la storia delle istituzioni e dei partiti.

Accanto allo studio del diritto costituzionale e del diritto parlamentare, le attività del Seminario si orientarono, dunque, con la stessa attenzione, anche su altre discipline: la storia, l’economia, la scienza politica, il diritto privato, il diritto europeo, il diritto amministrativo. In questo suo sforzo, Silvano Tosi non fu certamente solo. Proprio qui a Firenze, nella facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri”, condivise questi indirizzi con altri insigni studiosi.

Non posso non ricordare, in questa sede, due straordinarie personalità: Giovanni Spadolini, che fu Presidente del Senato dal 1987 al 1994, e Giovanni Sartori, scomparso il 1° aprile scorso. Dal 1967 ad oggi ci separano cinque decenni, nei quali si sono prodotte trasformazioni di portata epocale, che hanno sconvolto gli assetti politici e sociali che erano stati definiti, a livello nazionale e internazionale, al termine della seconda guerra mondiale.

Anche i Parlamenti hanno certamente risentito di queste profonde mutazioni. In primo luogo, ormai da diversi anni – e non solo in Italia – assistiamo all’erosione del ruolo e delle funzioni del Parlamento sul terreno della produzione legislativa, che tende sempre più a svolgersi al di fuori delle Aule parlamentari. La preoccupazione, avvertita dai Governi, di rispondere con rapidità alle sfide poste dalla società porta inevitabilmente a torsioni, suscettibili di alterare il procedimento parlamentare a vantaggio della celerità della decisione.

In particolare, il ricorso alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia interferisce con il ruolo primario delle Camere quali sedi della discussone, del confronto e della conciliazione tra le diverse istanze. Anche la funzione di mediazione tra cittadini e società civile fatica a trovare una sua armonica espressione all’interno delle Assemblee parlamentari e tende a spostarsi al di fuori dei circuiti ordinari, ripercuotendosi sulla rappresentanza politica e sul rapporto fra cittadini ed eletti.

Nonostante queste riflessioni possano indurre ad una certa preoccupazione sul ruolo delle Assemblee parlamentari in questo scorcio di XXI secolo, tuttavia non poche sono le ragioni che, al contrario, mi spingono, anche per una personale, fortissima fiducia nel metodo democratico e nella capacità della politica di perseguire il bene comune, a intravedere un rinnovato orizzonte di senso nel futuro dei Parlamenti.

Innanzitutto, per quanto riguarda in particolare l’Italia, si può cogliere con estrema attenzione e interesse il dato dell’alta partecipazione al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Al di là dell’esito della decisione popolare, colgo – nell’ampia affluenza alle urne – un segno di vitalità che le Istituzioni non possono trascurare. Dopo anni di progressivo calo nella partecipazione alle consultazioni politiche, amministrative o referendarie, il dato di affluenza del 4 dicembre dimostra quanto ancora forte sia l’affezione dei cittadini verso i temi che fondano la comunità politica. Da questo dato, a mio avviso, è possibile ripartire per imprimere un rinnovato slancio alle Istituzioni rappresentative, affinché siano all’altezza delle sfide del futuro. In primo luogo, occorre riqualificare l’attività legislativa, che sta mutando profondamente nei suoi presupposti e nelle sue forme.

Come ho avuto occasione di ricordare in diverse sedi, essa richiede non più solo competenze limitate all’ambito tecnico-giuridico, ma anche conoscenze orientate alla verifica, ex ante ed ex post, della regolamentazione, in coerenza con gli indirizzi assunti da altri Parlamenti nazionali e dal Parlamento europeo. Sempre più occorrono professionalità che aiutino il legislatore a verificare gli effetti delle norme approvate, in termini di efficacia e di efficienza, soprattutto allo scopo di appurare se sia necessario intervenire ulteriormente per apportare modifiche e integrazioni alla legislazione vigente. In questo contesto, valuto con estremo favore il lavoro che svolge l’Ufficio parlamentare di bilancio il quale, per l’alta qualificazione tecnica e l’indipendenza delle sue strutture, è in grado di accrescere la capacità valutativa del Parlamento in un ambito strategico e particolarmente sensibile.

Inoltre, le Commissioni parlamentari, che già dispongono, in base al Regolamento, di strumenti efficaci per svolgere una compiuta e articolata attività di valutazione e controllo, possono ulteriormente implementare strumenti e procedure. Al riguardo, si sono affermate in Senato prassi innovative, volte a favorire un sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali in settori strategici e di più rilevante impatto sociale.

La Commissione ambiente, ad esempio, ha avviato e concluso una procedura di consultazione pubblica sull’Economia circolare, mentre la Commissione Industria ha seguito un’analoga procedura sul tema del marchio “Italian Quality”, nell’ambito di un’indagine conoscitiva in materia. Si tratta di forme nuove, attraverso le quali le sedi della rappresentanza possono saldare il loro rapporto con i cittadini, contribuendo così a ricomporre le fratture che, soprattutto a causa della crisi dei partiti, si sono create ormai da diversi anni. Il recupero di una dimensione partecipata della politica, presupposto ineludibile per la sua legittimazione, richiede trasparenza e apertura.

A tal fine, anche i nuovi strumenti di comunicazione, compresi i social, che il Senato sta coraggiosamente implementando, richiedono adeguati supporti informatici e tecnologici, come pure elevate professionalità.

Infine, meritevole di particolare attenzione è la proiezione europea dei Parlamenti nazionali. In occasione delle recenti celebrazioni per il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati istitutivi delle Comunità europee, ho avuto modo di ricordare che la legittimazione democratica delle Istituzioni europee impone la responsabilità di armonizzare il livello nazionale e quello europeo, avvicinandoli sempre più e che, in questo percorso, il ruolo dei Parlamenti nazionali appare quanto mai determinante. In tal senso, significativo è il dialogo politico con la Commissione, come pure l’attività di controllo, rimessa alle Assemblee elettive, attraverso la valutazione del rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. In questi ultimi anni, il Senato italiano, in linea con la sua storica vocazione europeista, si è distinto per l’attenzione posta a queste specifiche attività, tra l’altro rafforzando l’interlocuzione con il Governo sui temi dell’Unione, soprattutto in previsione delle riunioni del Consiglio europeo.

Si tratta di campi che hanno bisogno di continuo miglioramento e rappresentano, soprattutto per giovani studiosi come voi, un’occasione preziosa di crescita e di maturazione. Per questo, oggi come nel 1967, la formazione di un’amministrazione parlamentare colta e qualificata è un obiettivo di assoluto rilievo. Non è solo un’esigenza di funzionalità dell’Istituzione, ma è anche – se non soprattutto – un valore che attiene alla compiuta attuazione della democrazia. In questo senso, il Seminario Tosi costituisce un punto di riferimento importante, per la sua forte vocazione interdisciplinare e per l’attenzione posta ai temi di più stringente attualità, sui quali, sotto la guida di illustri docenti, sono compiuti approfondimenti sempre qualificati e innovativi.

Ricordo le ricerche svolte dagli Alunni del Seminario nel 2015 e nel 2016, entrambe concentrate sui temi dell’innovazione istituzionale, la prima dedicata al ruolo delle Camere alte in alcuni ordinamenti europei, la seconda concentrata sulla valutazione delle politiche pubbliche e realizzata, anche in questo caso, in una prospettiva comparata. Anche quest’anno, la scelta di concentrare la ricerca sui modelli elettorali, attraverso un’analisi dell’evoluzione dei sistemi di elezione in Italia e, secondo il metodo della comparazione, nel Regno Unito, in Francia, in Germania e in Spagna, appare pienamente coerente con l’attualità politica e istituzionale. Esprimo, quindi, a Voi e ai Vostri docenti, il mio più sentito apprezzamento. Sono certo che il lavoro sarà – come sempre – di assoluta qualità e offrirà un contributo utile, proprio in un momento nel quale le forze politiche sono chiamate a confrontarsi sulle decisioni da assumere per dotare il Paese di una legge elettorale compiuta per entrambi i rami del Parlamento.

Si tratta di un obiettivo essenziale, da perseguire con la massima determinazione, come ha ricordato pochi giorni fa il Presidente della Repubblica.   Concludo, carissime ragazzi e carissimi ragazzi, con un’ultima riflessione su un aspetto che considero fondamentale per la professione alla quale aspirate: la terzietà, valore che accomuna le diverse generazioni di funzionari parlamentari e che ha contribuito, in misura decisiva, a garantirne il prestigio e l’autorevolezza. Desidero ribadire quello che già ebbi modo di affermare l’anno scorso: da Presidente del Senato, nella mia funzione di “arbitro parlamentare”, ho sperimentato direttamente quanto sia decisiva la funzione dei consiglieri parlamentari, quanto la loro professionalità, la competenza acquisita negli studi e arricchita dall’esperienza e, soprattutto, l’imparzialità nell’esercizio delle funzioni costituiscano un supporto imprescindibile di cui dispongono i rappresentanti della Nazione nell’assolvimento del loro mandato.

Nel vigilare sulla regolarità dei complessi procedimenti che conducono alla decisione politica, gli apparati amministrativi delle Camere concorrono, in misura decisiva, a presidiare gli istituti e le forme della democrazia. Per funzionare bene, dunque, i Parlamenti del XXI secolo – come in passato – richiedono conoscenza, capacità di analisi e di ricerca, strutture efficienti e qualificate; hanno bisogno di personale competente e ben formato. Vi incoraggio, quindi, a proseguire nell’approfondimento e nella ricerca, perché il Parlamento – oggi come cinquanta anni fa – ha bisogno di giovani come Voi, studiosi appassionati del diritto costituzionale e parlamentare. Ha bisogno delle Vostre competenze, ha bisogno del Vostro entusiasmo.

Grazie.