Presentazione del volume di Michele Vietti
Cari colleghi, Autorità, gentili ospiti,
è per me un grande piacere potere accogliere in Senato la presentazione dell’ultimo libro di Michele Vietti “Facciamo Giustizia. Istruzioni per l’uso del sistema giudiziario”.
Il tema al quale il volume è dedicato – il ‘fare giustizia’ – corrisponde infatti ad una dimensione vitale per il corretto funzionamento del sistema democratico. Senza una giustizia efficace viene meno il valore precettivo della legge, e lo stesso Parlamento – come istituzione chiamata a dettare le regole fondamentali della vita sociale – vede compromessa la piena realizzazione del proprio mandato rappresentativo. Il sistema giudiziario permea di sé la vita dello Stato e prima ancora dei suoi cittadini: i rapporti civili, sociali ed economici guardano infatti alla giustizia come alla loro più autentica forma di garanzia. E di converso il funzionamento della macchina giudiziaria condiziona il modo di vivere i predetti rapporti.
Per questo, ritengo di fondamentale importanza che il Parlamento, nelle aule, ma anche in occasioni di confronto come quella odierna torni ad occuparsi in modo strutturale e sereno dei temi della giustizia.
Ringrazio quindi l’amico Michele Vietti per averci offerto l’opportunità di questo dibattito e più in generale per aver voluto condividere con tutti noi l’esperienza che ha maturato nella professione forense e nelle sedi istituzionali che l’hanno visto protagonista fino al suo ruolo attuale di vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura.
Con il suo precedente libro “La fatica dei giusti”, Michele Vietti ci aveva invitato a riflettere sul ruolo dei magistrati, sulle difficoltà che quotidianamente ne accompagnano l’operato, con l’intento di smentire la tradizionale vulgata del giudice burocrate inefficiente o potente intoccabile.
La ragione di fondo di questo nuovo volume mi pare nella ricerca di un contemperamento, di un equilibrio tra giustizia ed efficienza, tra equità e buon funzionamento del sistema. La tensione tra questi valori è il filtro con cui l’Autore guarda alle tensioni e alle problematiche della macchina giudiziaria. Una macchina, scrive il presidente Vietti, in cui micro e macro giustizia – il giudizio equo sulla singola controversia e l’efficienza nella gestione della massa dei processi – sono tra loro intrinsecamente legati: “garantire tutto significa, in un sistema complesso, non garantire bene nulla”.
Non vi è il tempo ovviamente in questa sede per ripercorrere le molte stimolanti suggestioni contenute nel volume. Mi limito quindi ad alcune notazioni sparse.
Partendo dai problemi del sistema penale, condivido l’accento posto dal Presidente Vietti sull’esigenza di garantire effettiva economia procedurale valorizzando gli esiti del giudizio di primo grado come momento di accertamento dei fatti e limitando la possibilità che l’appello si trasformi in una riconsiderazione del merito della decisione. Altrettanto prioritaria l’esigenza di rimodulare le dinamiche della prescrizione per evitare come si dice nel volume che finisca di essere uno strumento per “vincere facile”.
La questione della funzione della pena e della ricerca di forme sanzionatorie alternative al carcere che si intreccia con il drammatico problema del sovraffollamento dei carceri, è intrinsecamente legato al tema delle procedure e all’efficienza della macchina giudiziaria. L’esigenza di ottemperare alla sentenza emessa lo scorso 8 gennaio dalla Corte europea dei diritti dell’uomo ci imporrà non solo di intervenire sull’assetto detentivo, ma di ripensare nel suo complesso il sistema delle pene, individualizzando la sanzione ed adeguandola al bene violato, nonché agli interessi della società.
Quanto alla giustizia civile: l’impressionante mole del contenzioso e la rigidità delle procedure non è stata scalfita dalle molte – forse troppe – riforme succedutesi negli ultimi vent’anni. Ripensare le procedure e i tempi della giustizia civile rappresenta una autentica priorità per il nostro paese, specialmente nell’attuale contesto di crisi economica in cui l’esistenza di una giustizia inefficiente rappresenta un disincentivo agli investimenti e all’attrazione di capitali, anche dall’estero. I nostri imprenditori ci chiedono certezza sui tempi dei processi; chiedono semplicità e linearità nelle procedure.
Il volume di Michele Vietti non manca infine i temi dell’attualità giudiziaria, come la corruzione e le intercettazioni. Ho particolarmente apprezzato la scelta di adottare un approccio ampio alla corruzione che affronti i profili etici, ma anche per i risvolti economici, senza limitarsi alla ‘parte emersa’ del fenomeno, bensì considerando anche i temi della trasparenza dei bilanci come strettamente connessi. Proprio con questo spirito che, al mio primo giorno da senatore, ho scelto di depositare una proposta di legge in materia di corruzione, voto di scambio, falso in bilancio e riciclaggio – attualmente in discussione presso la II Commissione del Senato – il cui obiettivo primario è proporre una strategia di azione integrata alla corruzione, capace di operare contestualmente sul piano della prevenzione e della repressione.
Vorrei concludere con una nota personale sul mio individuale rapporto con il ‘fare giustizia’. Come sapete, ho speso 43 anni della mia vita professionale al servizio della magistratura e della giustizia. Quando ho scelto di lasciare questa attività per dedicarmi alla politica l’ho fatto pensando che, come esperto del settore, avrei potuto continuare ad occuparmi di giustizia da un’altra prospettiva. Invece il ruolo di garanzia che mi compete quale presidente del Senato mi impedisce di entrare nel vivo del procedimento di formazione della legge; ma vi assicuro che questo non mi farà perdere di vista i problemi della giustizia. Come Presidente del Senato della Repubblica intendo utilizzare appieno gli strumenti a mia disposizione perché a questi temi si dedichi un dibattito parlamentare costruttivo e che il confronto possa offrire al Paese regole e procedure più moderne ed adeguate ai bisogni della nostra società.