Era il 20 maggio del 1999 quando un commando terrorista ferì mortalmente uno tra i più stimati giuslavoristi del nostro Paese. Le nuove brigate rosse uccisero Massimo D’Antona nel giorno dell’anniversario dello Statuto dei lavoratori, una conquista di civiltà che aveva ridefinito l’assetto dei rapporti sindacali e politici nel nostro Paese.
Il suo impegno di studioso ha segnato i momenti più significativi dell’evoluzione del diritto del lavoro degli ultimi vent’anni. Nella sua intensa attività ha sempre avuto un unico punto di riferimento: la tutela del lavoratore inteso come persona, i cui diritti devono essere salvaguardati dentro e fuori i luoghi di lavoro.
A noi il compito non solo di ricordare e di onorare la sua memoria, ma di fare dei valori di Massimo D’Antona un punto di riferimento, perché l’insegnamento di questo coraggioso riformista ci sostenga nel portare avanti le riforme di cui il nostro Paese ha bisogno. Alla signora Olga e alla figlia Valentina, ai suoi amici, collaboratori e studenti, rivolgo oggi tutto il mio affetto e la mia stima.