Dichiarazione di voto sulle mozioni di sfiducia al Ministro Alfonso Bonafede, del 20 maggio 2020
Presidente, Colleghi,
il dibattito di oggi è attraversato da un fastidioso filo di ipocrisie trasversali, che poco hanno a che fare col merito di quanto andiamo discutendo e molto con piccole o grandi guerre di posizionamento politico. Ne cito solo tre, per evidenziarne i controsensi: chi ha sempre tuonato contro l’idea delle mozioni di sfiducia individuali si trova oggi tra i firmatari di una mozione di sfiducia individuale; chi ha sempre criticato il mio amico ed ex collega Nino Di Matteo, si trova oggi a sposarne lancia in resta non solo le idee e le argomentazioni, ma persino le percezioni; chi ha traccheggiato su una seria riforma del Csm per evitare lo strapotere delle correnti oggi balbetta di fronte alla pubblicazione di scambi che coinvolgono non solo numerosi magistrati, ma altrettanto numerosi esponenti politici; infine, a leggere i giornali parrebbe che i principi garantisti di pezzi della stessa maggioranza possano essere oggetto di baratto, voci che ritengo chiaramente false e calunniose, come dimostrano le smentite pervenute alle redazioni.
Liberato il campo da questi macigni, veniamo al merito delle questioni sollevate.
Ha suscitato molte polemiche la cattiva gestione della prima fase dell’emergenza nelle carceri. Io stesso, quando lei, signor Ministro, venne a rendere la sua informativa dopo le rivolte, sottolineai le indecisioni del Capo del Dap, indecisioni e balbettii che hanno reso quelle settimane davvero complicate negli istituti penitenziari. Altre grandi polemiche ci sono state poi per le scarcerazioni di centinaia di detenuti in regime di Alta Sicurezza e, addirittura, di alcuni al 41bis. Sgombriamo immediatamente il campo: le scarcerazioni nulla hanno a che fare con i provvedimenti emanati dal Governo. Come è noto, infatti, è previsto il differimento della pena qualora lo stato di salute non sia compatibile con il regime carcerario. Abbiamo assistito, piuttosto, ad un annebbiamento generale, una somma di errori di valutazione commessi, va sottolineato, in primo luogo dal Dap.
E’ stata proprio una circolare del Dap a trasformare un pericolo virtuale – quello che alcuni detenuti in condizioni di salute più delicate potessero ammalarsi di Covid – in un rischio concreto. La magistratura di sorveglianza è stata in qualche misura indotta a disporre quei provvedimenti, talvolta anche in assenza di specifiche richieste dei detenuti stessi, alla luce della valutazione sul rischio di contagio proveniente proprio dal Dap. D’altro canto non posso non rilevare l’acquiescenza di taluni Tribunali e dei Pubblici Ministeri che avrebbero potuto opporsi nei casi di detenuti per i quali il ritorno a casa, seppur temporaneo, è un rischio troppo grande per la loro pericolosità sociale. Lo sappiamo, le mafie vivono di simboli: quanto accaduto ha causato un grave danno di immagine allo Stato, che ha mostrato un cedimento in tutte le sue articolazioni istituzionali. Sono però certo che i nuovi vertici da lei voluti saranno capaci di inaugurare un nuovo corso nella gestione delle carceri.
Il diritto alla dignità e alla salute dei detenuti vale quanto quello di tutti gli altri cittadini: come tutti noi sappiamo, in questo momento, nelle carceri del nostro Paese la realtà è ben diversa da questa affermazione di principio, qualunque sia il reato da loro commesso.
I colleghi dell’opposizione hanno fatto riferimento al presunto scontro con Nino Di Matteo, sostenendo che il Ministro non lo abbia voluto come capo Dap sulla scorta della trascrizione di dialoghi avvenuti tra boss mafiosi in carcere. È palesemente falso. Ve lo dice un ex Procuratore: quei dialoghi erano chiaramente noti al Ministro prima della iniziale proposta a Di Matteo: quella motivazione, quindi, non ha alcuna consistenza logica e non reggerebbe in nessun tribunale. Conoscendo il rispetto di Di Matteo per le istituzioni, poi, non dubito che la sua esternazione sia avvenuta dopo ben due anni proprio perché all’epoca sarebbe stata letta come una rivendicazione personale.
Colgo l’occasione per ricordare a chi non lo ha mai fatto che la vicinanza e la solidarietà a un magistrato in pericolo come lui andrebbe dimostrata sempre, non solo quando conviene alla propria parte politica.
Archiviate le polemiche, concentriamoci sul presente e soprattutto sul futuro. Signor Ministro, abbiamo molto, moltissimo da fare.
La recente pronuncia della Corte Costituzionale sull’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario – l’ormai celebre “regime ostativo” – censura l’automatismo che lega alla collaborazione con la giustizia la possibilità di accedere ai benefici. In Commissione Antimafia stiamo lavorando ad una proposta da sottoporre quanto prima al Parlamento.
L’indipendenza, l’autonomia e l’imparzialità della magistratura sono messe in serio pericolo da un sistema di correnti che in passato, attraverso il Csm, ha fatto vittime illustri come Falcone e Borsellino. Appare drammaticamente scontato che il CSM necessiti di una riforma, a partire dalla sua elezione. È la cronaca di questi tempi che lo impone. E su questo il Ministro Bonafede e la maggioranza hanno iniziato un percorso per superare le dinamiche correntizie, ormai diventate un potere interno all’ordine e un veicolo di commistione con il potere politico. Ho anche proposto pubblicamente un’ipotesi di elezione su due livelli, che valorizzi la rappresentanza, la territorialità e il merito, che avvicini il CSM alla base, cioè a tutti i magistrati. L’aver rinunciato alla prima ipotesi (il sorteggio) mi fa capire che c’è la volontà di trovare una soluzione. Si tratta di dare le gambe anche a questo progetto. Ricordi, signor Ministro, che oltre all’azione giudiziaria, che oggi riesca anche a produrre gli anticorpi per far emergere i reati, commessi anche da magistrati, il suo ufficio è titolare anche di un’azione disciplinare.
Vi è poi l’urgente riforma del processo penale, l’unica che possa evitare i rischi da molti paventati di un processo a vita. Non è diminuendo i tempi di prescrizione infatti che si risolve il problema, ma diminuendo il tempo dei processi. Ma su questo aspetto non ho ora il tempo di dilungarmi, come ho fatto in altre occasioni. Concludo. Chiaramente il gruppo di Liberi e Uguali le rinnova la fiducia, signor Ministro. Per onorare tale fiducia, ora che le attività del Parlamento hanno ripreso il loro abituale corso e abbiamo ripreso ad affrontare temi non legati alla pandemia, le chiediamo di continuare con ancor maggior vigore il proficuo confronto e dibattito con la Commissione giustizia e la Commissione antimafia, per intervenire con più rapidità e incisività sui tanti temi che ci siamo impegnati a portare avanti. Buon lavoro.