Dichiarazione di voto del 2 aprile 2019 sul disegno di legge “Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo”
Presidente, Colleghi,
tutto ci divide dall’attuale maggioranza e dal Governo; non condividiamo pressoché nessuna delle scelte prese finora, e consideriamo la deriva delle ultime settimane – a seguito dei risultati elettorali nelle diverse regioni – come un ulteriore rischio per la tenuta economica e per la credibilità del nostro Paese sullo scacchiere comunitario e internazionale.
L’affanno con cui l’azionista di maggioranza del Governo, il Movimento 5 stelle, sta cercando di recuperare quella metà di consensi perduti tra gli elettori, e la reazione della Lega al ritrovato spirito battagliero dei suoi alleati, sta assumendo toni da farsa. Lo abbiamo visto in questo fine settimana, con accuse infondate ad un sottosegretario per deleghe in realtà di un altro ministro e con la reprimenda del presidente del Consiglio. A tal proposito ne approfitto per ringraziare il Sottosegretario Vincenzo Spadafora, che ieri ha archiviato definitivamente il Disegno di Legge “Pillon”, nonostante le proteste del ministro Fontana: per fortuna qualcuno nel Movimento 5 Stelle si è reso conto che quel disegno di legge era inemendabile e pericoloso sotto il profilo culturale prima che sotto quello normativo. A ricordarcelo in maniera ancora più chiara è stato il Congresso Mondiale della Famiglia di Verona, durante il quale si sono levate parole oscurantiste e retrograde, alle quali si è orgogliosamente opposta una bellissima manifestazione in difesa dei diritti delle donne e dei diritti civili in generale.
Forse non vi è ancora del tutto chiaro che avete un Paese da governare, un Paese che è alle soglie di una drammatica situazione economica, con dati che peggiorano di giorno in giorno e rischi concreti per l’occupazione.
Questa premessa, questa presa di distanza totale dall’operato del Governo, è necessaria e doverosa prima di entrare nel merito del provvedimento che tra poco sarà posto al voto.
Lo ritengo infatti un tassello nella direzione giusta, anche se continuo a denunciare, come già ho avuto modo di esprimere in occasione del voto sul cosiddetto “spazzacorrotti”, l’errore madornale di provvedimenti specifici in materia penale invece di una più larga revisione dell’intera procedura.
Sappiamo bene che il problema principale della Giustizia in Italia sono i tempi dei processi. Lo diciamo da decenni! Ma quale prezzo siamo disposti a pagare per accorciare, come abbiamo visto non di molto, questi tempi?
La ratio dietro il giudizio abbreviato si riduce tutta in questa valutazione: è sempre lecito, per ogni tipo di reato, diminuire di un terzo la pena in cambio di un risparmio di tempo di circa un anno nella durata del processo in primo grado? Onestamente, per me, no.
Vorrei si facesse particolare attenzione su un punto fondamentale: la quantificazione della pena non ha nulla – ripeto: nulla! – a che fare con la sua funzione rieducativa, che riguarda il successivo passaggio dell’esecuzione.
Quest’Aula dovrebbe tenere in altissima considerazione la lezione che Aldo Moro diede ai propri studenti nel lontano 1976. Cito: “Ricordatevi che la pena non è la passionale e smodata vendetta dei privati: è la risposta calibrata dell’ordinamento giuridico e, quindi, ha tutta la misura propria degli interventi del potere sociale, che non possono abbandonarsi ad istinti di reazione e di vendetta, ma devono essere pacatamente commisurati alla necessità, rigorosamente alla necessità, di dare al reato una risposta quale si esprime in una pena giusta”.
Cito queste parole per introdurre un passaggio del parere che il Csm ha lasciato alla commissione Giustizia, quando dice che “sussiste quindi una divaricazione oggettivamente ampia del trattamento punitivo conseguente alla combinazione della premialità del rito e del bilanciamento delle circostanze, e, al contempo, una eccessiva rigidità del sistema che finisce per inibire al giudice la possibilità di graduare la pena in relazione alla concreta gravità dei fatti”, e continua spiegando come per l’omicidio aggravato si possa quindi decidere solo nell’alternativa tra i 16 e i 30 anni, una pena quindi “che potrebbe rivelarsi non adeguata o per difetto o per eccesso”.
Eliminare il rito abbreviato per i reati gravissimi, quindi, non è vendetta, non è rigore, non è giustizialismo. Significa invece restituire al giudice la possibilità di un vero adeguamento della pena al caso concreto. Sulla base di valutazioni, non sulla base del rito scelto!
Una ulteriore considerazione “di sistema”. Al momento il rito abbreviato è quello scelto quasi in via esclusiva da chi commette reati che prevedono la pena all’ergastolo e non può fare affidamento sulla ragionevole speranza della prescrizione. Se la riforma votata qualche mese sul tema – ovvero il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio – entrerà in vigore come è stato previsto, sono certo che la diminuzione dei processi con rito abbreviato prevista dall’attuale provvedimento sarà più che compensata da chi, non potendo più contare sul fattore tempo, avrà convenienza a sceglierlo per vedere diminuita la sua pena di un terzo, garantendo un sostanziale equilibrio nei numeri e in attesa di provvedimenti seri e di ampio respiro sul processo penale in genere.
Pur con tutti i limiti evidenziati, quindi, per le ragioni sopra esposte annuncio il voto favorevole di Liberi e Uguali. E’ un voto che dimostra che l’opposizione che facciamo a questo Governo e alla maggioranza non è a prescindere, né tantomeno ideologica. Ci piacerebbe, anzi, che fosse possibile più spesso votare favorevolmente ai provvedimenti della maggioranza. Purtroppo finora solo raramente – molto raramente – avete presentato iniziative positive e di buon senso.
Noi vi richiameremo sempre alla vostre responsabilità – con l’augurio che di abbreviato ci sia soprattutto la durata di questa stagione giallo-verde – perché governare un grande Paese come l’Italia è una cosa seria che richiede meno tweet e più lavoro, sia del governo che, soprattutto, del Parlamento, che, va sottolineato, è quasi paralizzato dalle vostre lotte intestine su ogni argomento.