InDifesa. Per la protezione delle bambine

InDifesa per la difesa delle bambine

Gentili ospiti,

ho accolto con piacere l’invito di Donatella Vergari, Segretario generale di Terre des Hommes, che desidero ringraziare pubblicamente per aver organizzato questo incontro e per il forte impegno della sua organizzazione in aiuto ai minori maltrattati, sfruttati, abbandonati di tutto il mondo.

Il lavoro di “Terre des Hommes” è straordinario, con interventi che incidono su molti e diversi aspetti: protezione dagli abusi, da ogni tipo di violenza e sfruttamento sia economico che sessuale; progetti di promozione dell’istruzione e formazione professionale; tutela della salute; sostegno ai bambini disabili e alle donne in gravidanza; campagne per l’accesso all’acqua.

Consentitemi quindi di porgere a nome mio e del Senato della Repubblica il più sentito ringraziamento a tutte le persone che collaborano quotidianamente alle attività della Fondazione, ormai da molti decenni un punto di riferimento nella tutela dei diritti dei minori tanto in Italia quanto a livello europeo ed internazionale. Permettetemi inoltre di porgere un caloroso saluto al Direttore dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora, il cui contributo è davvero prezioso e con il quale mi auguro il Senato possa sviluppare nel prossimo futuro un rapporto di collaborazione ancora più stretto e proficuo.

Questa mattinata di lavoro è dedicata ad una in particolare delle campagne dell’associazione, “InDifesa – Per la protezione delle bambine” un progetto di ampio respiro che merita davvero attenzione e apprezzamento. Proprio tra due giorni celebreremo la Giornata Mondiale delle Bambine, promossa dalle Nazioni Unite. Mi sembra un’ottima occasione per riflettere sullo stato della promozione e della tutela dei diritti dei minori: in questo senso il terzo Dossier “InDifesa” si conferma essere un essenziale strumento di conoscenza e di comprensione sui temi dello sfruttamento e della violenza.

Un fenomeno che non ci stancheremo mai di denunciare all’interno della nostra società “avanzata” è quello delle donne vittime di violenze di genere, minacce, molestie, discriminazioni. Quando parliamo di condizione della donna nei paesi in cui Terre des Hommes opera, però, bisogna fare i conti con realtà in cui, per quanto imperfetta la nostra possa essere, rientrano nella normalità e si perpetrano quotidianamente crimini – perché altrimenti non si possono definire – che la nostra società non conosce, come aborti selettivi o selezione dopo la nascita (che, nella pratica, significa soppressione), denutrizione delle figlie femmine, mutilazioni genitali, matrimoni forzati.

Sono orrori che la nostra coscienza non può tollerare: le società democratiche, che comunque ripeto sono luogo di forti discriminazioni, devono farsi promotrici della costruzione di un nuovo paradigma culturale a livello internazionale che ponga la tutela dei bambini al centro dell’azione di qualunque governo. In questo mondo così profondamente interdipendente non si possono considerare queste azioni come lontane dalla nostra realtà: primo perché è un dovere morale intervenire, secondo perché proprio di questi tempi ci rendiamo conto, drammaticamente, di come l’arretratezza culturale e la mancanza di democrazia in un luogo del mondo apparentemente remoto possa avere ripercussioni anche sulla nostra società. E non possiamo immaginare l’evoluzione di una società verso la democrazia che non contempli anche l’evoluzione della considerazione che si ha della donna e del suo ruolo, a partire dal momento stesso in cui viene al mondo.

Sono molteplici le azioni che devono essere compiute ma la più urgente, a mio parere, riguarda l’accesso all’istruzione. L’educazione è infatti il prerequisito fondamentale per poter assicurare ad ogni individuo un futuro migliore. Le conseguenze di una mancata protezione e promozione del benessere infantile sono pesantissime e si ripercuotono nelle fasi successive della vita di un bambino e, quindi, di una società. Ora, se esistesse un solo dovere per una democrazia evoluta, questo consisterebbe nel saper offrire a ciascun suo figlio uguali opportunità di crescere, studiare, migliorarsi.

Il Dossier restituisce un dato dirimente: tra il 2000 e il 2011 il numero dei bambini che non potevano andare a scuola è passato da 102 milioni a 57 milioni. Sono stati ottenuti risultati fondamentali ma ancora molto c’è da fare e non solo nei paesi in via di sviluppo: gli “Obiettivi del Millennio” sono ancora lontani dall’essere realizzati ma siamo sulla buona strada. Bisogna poter guardare in viso i nostri figli, e i figli dei nostri figli, senza mai avere la sensazione di doverci rimproverare qualcosa.  Colmare il gap tra i sessi e permettere a milioni di bambine di studiare  meglio e più a lungo significa, in prospettiva, costruire un mondo più sicuro, più giusto e soprattutto più equo. Ogni bambino strappato alla povertà, al degrado, alla prostituzione o alla violenza è una speranza per tutti noi. Le bambine di oggi saranno le mamme e le donne di domani: dal tipo di esistenza che saremo loro in grado di assicurare dipende il nostro futuro.

Non dobbiamo dimenticarlo mai.

Grazie.