Il Senato della Repubblica commemora oggi la luminosa figura di Teresa Mattei, scomparsa lo scorso 12 marzo all’età di novantadue anni. Già nel mio discorso di insediamento ho avuto modo di ricordare la più giovane donna eletta nell’Assemblea Costituente, “che per tutta la vita è stata attiva per affermare e difendere i diritti delle donne, troppo spesso calpestati anche nel nostro Paese”.
Una lunghissima vita vissuta con un profondo spirito di libertà e di giustizia, uniti ad un tenace anticonformismo e ad una radicata determinazione a perseguire il bene comune e la difesa dei più deboli.
Una vita che potrebbe apparire quasi romanzesca a chi guardasse, ad esempio, alle vicissitudini personali e familiari affrontate da Teresa nella lotta di Liberazione e negli anni dell’immediato dopoguerra, se quelle terribili vicende non coincidessero, in gran parte, con la storia del travagliato cammino del nostro Paese verso la democrazia, facendosi storia esse stesse.
Teresa Mattei era nata a Quarto il 1° febbraio del 1921, ed è cresciuta a Firenze. Nella seconda metà degli anni ’30, la casa della famiglia Mattei nei pressi di Firenze era frequentata da personalità di primo piano come Giorgio La Pira, Natalia Ginzburg, Adriano Olivetti, Piero Calamandrei, Don Primo Mazzolari, in un clima di dialogo costruttivo fra le diverse sensibilità politiche e culturali dell’Antifascismo che sembrava quasi un’anticipazione di quanto avverrà, un decennio più tardi, in seno all’Assemblea Costituente.
La cerchia familiare costituì la sua prima palestra di pensiero critico ed anticonformista, in particolare grazie al padre Ugo, ex ufficiale di Marina e brillante imprenditore, che non di rado coinvolgeva i suoi figli in azioni clandestine di opposizione al regime.
Teresa fu arrestata per la prima volta all’età di sedici anni, al ritorno da un viaggio in Francia, dove era stata inviata per consegnare una somma di denaro – frutto di una colletta – ai fratelli Rosselli. L’anno successivo fu espulsa da tutte le scuole del Regno, a causa di un acceso diverbio con il professore di scienze incaricato, dopo l’entrata in vigore delle Leggi razziali, di propagandare agli studenti le ragioni razziste dei provvedimenti contro gli ebrei. Confortata dal parere giuridico di Piero Calamandrei, sostenne egualmente, da privatista, l’esame di maturità e si iscrisse alla Facoltà di filosofia dell’Università di Firenze, dove si laureò poi, durante la guerra.
Con la caduta del Fascismo e l’occupazione tedesca, fu naturale che Teresa Mattei si impegnasse nella lotta partigiana, nelle formazioni nate dall’organizzazione clandestina del Partito comunista, al quale aveva aderito, insieme al fratello Gianfranco, già nel 1942.
Il periodo della guerra partigiana fu segnato, per Teresa, da due dolorosissimi eventi: nel febbraio del 1944 suo fratello Gianfranco si uccise nel carcere nazista di via Tasso a Roma, nel timore di rivelare, sotto tortura, i nomi dei suoi compagni di lotta. Pochi giorni dopo, mentre cercava di raggiungere Roma per dare conforto ai suoi genitori, fu arrestata e torturata dalla polizia tedesca, e riuscì a fuggire soltanto grazie all’intervento di un gerarca fascista, impietosito dalla sua giovane età.
Alla fine della guerra, Teresa Mattei si impegnò con l’Unione Donne Italiane (UDI), associazione che raccoglieva, fra l’altro, le donne che avevano partecipato a vario titolo alla lotta di liberazione nelle formazioni partigiane di ogni orientamento politico. Come membro del Comitato direttivo dell’UDI, incaricata specificamente di curare i rapporti fra l’Unione ed il Partito comunista, partecipò alla decisione di introdurre anche in Italia, sul modello francese, l’8 marzo quale festa delle donne. E fu sua l’idea di utilizzare la mimosa, un fiore povero delle campagne, come simbolo della festa.
All’interno dell’UDI si impegnò soprattutto nella campagna per l’estensione alle donne del diritto di votare ed essere elette.
Per effetto delle nuove norme Teresa Mattei poté quindi essere candidata nel collegio di Firenze e Pistoia, nelle liste del Partito comunista, ed entrò a far parte dell’Assemblea Costituente, insieme ad altre venti donne, risultando, a soli venticinque anni, la più giovane componente di quel prestigioso consesso.
La sua partecipazione ai lavori dell’Assemblea fu appassionata e significativa, ed almeno in due punti la formulazione della nostra Costituzione è debitrice del contributo di Teresa Mattei: l’articolo 3, sul principio di uguaglianza, e l’articolo 37, laddove, con riferimento al lavoro femminile, si fissa l’obiettivo di assicurare “alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.
Negli anni seguenti l’impegno di Teresa Mattei si rivolse prevalentemente alle tematiche dell’educazione e del diritto dei bambini ad esprimersi e comunicare, impiegando a questo scopo strumenti espressivi assai innovativi, come il mezzo cinematografico, con esperimenti che rovesciavano il paradigma di trasmissioni prodotte dagli adulti per i bambini, realizzando – attraverso la collaborazione entusiasta di centinaia di piccoli autori e attori – opere destinate agli adulti ma frutto dell’espressione libera dei bambini.
Negli ultimi anni della sua vita Teresa Mattei si è impegnata infine senza tregua nella testimonianza e nell’impegno civile sul terreno dei diritti e della difesa della Costituzione, mostrando fino alla più tarda età la fierezza, la determinazione e il coraggio delle proprie idee.
“Io non credo agli eroismi senza paura” ha scritto Teresa ” credo che l’unico eroismo sia di vincere la paura e fare lo stesso quello che si è deciso di fare”. Queste parole sono la migliore sintesi della sua lunga e significativa esistenza.
Sono certo pertanto di esprimere il sentimento concorde di tutta l’Assemblea nell’invitare tutti i colleghi ad osservare, in memoria di Teresa Mattei, un minuto di silenzio e di raccoglimento.