Discorso in Senato del 24 settembre 2013
Lo scorso 21 settembre il senatore Sergio Zavoli ha festeggiato il suo 90º compleanno.
Maestro di giornalismo, scrittore, poeta, parlamentare alla sua IV legislatura, la sua figura autorevole incarna alla perfezione il ruolo che in molte istituzioni si usa attribuire al decano, alla persona cioè che, in virtù dell’età e dell’esperienza, costituisce un modello al quale guardare e dalle cui parole trarre conforto nel momento della scelta e della difficoltà.
Le parole di Sergio Zavoli sono sempre storia e racconto, trama di una narrazione elegante, dove la complessità è accessibile anche al grande pubblico, ma mai banalizzata, dove pensiero e discernimento diventano coscienza e consapevolezza della propria identità.
La sua straordinaria esperienza professionale, che ha fatto la storia del giornalismo televisivo italiano, ha infatti il suo cuore pulsante nell’obiettivo di non offrire verità precostituite all’ascoltatore, ma di suscitare in lui la riflessione e il pensiero critico che sono le basi di una vera e piena informazione.
In colloqui offerti anche in modo spontaneo, il senatore Zavoli è solito ricordare che una delle fragilità maggiori del nostro tempo e` confondere il pluralismo con la sommatoria delle faziosità. In tale critica emerge la forza della sua esperienza di voce e narratore del nostro tempo. Voce libera e sapiente, per la quale l’informazione e` sempre radicata nella ricerca della verita`, nel rispetto del proprio interlocutore, nella intrinseca mocraticita` del pluralismo che impone una reciprocita` non convenzionale, ma disposta al cambiamento dei propri stessi e piu` profondi convincimenti. Esiste pertanto un diritto d’informare, ma parallelamente anche un diritto ad essere informati, per il quale s’impone il dovere – in capo ai singoli come in capo ai pubblici poteri – di vivere la socialita` della comunicazione come dimensione irrinunciabile della vita.
Questo e` il senso profondo delle parole del senatore Zavoli: «I fatti figliano fatti, i pensieri pensieri, le passioni figliano passioni». Racconto e allo stesso tempo appello contro ogni «cecita` sociale», contro il «mutismo morale». Informare e comunicare sono prospettive irrinunciabili della convivenza civile, del riscatto contro il pregiudizio, la privazione della dignita`, l’affievolimento della liberta` confusa con l’arbitrio, l’opinabile, il fazioso. La sua scrittura e la sua parola sono riuscite ad andare oltre la cronaca creando e diffondendo cultura e componendo in decine di straordinarie sfide giornalistiche ed editoriali termini a lungo considerati contrapposti come conoscenza e comunicazione, narrazione e mistero, laicita` e fede.
I capolavori della sua carriera di giornalista, da «Nascita di una dittatura» a «La notte della Repubblica», da «Viaggio intorno all’uomo» al suo primo libro «Socialista di Dio», hanno raccontato con rigore e maestria gli snodi piu` difficili e controversi della nostra storia nazionale, rendendo Sergio Zavoli quasi il simbolo della radiotelevisione italiana e della sua missione culturale. Missione pervicacemente perseguita nei sei anni trascorsi al vertice della RAI, dal 1980 al 1986. In un contesto di grande trasformazione di quel servizio pubblico, segnata dall’apertura del mercato alla concorrenza privata, la Presidenza Zavoli richiama alla modernizzazione dello strumento televisivo, senza mai perdere di vista l’obiettivo di contribuire a cambiare il mondo.
La tutela dei beni culturali, la promozione della cultura in tutte le sue forme, la salvaguardia della memoria storica, la valorizzazione professionale dei talenti giovanili sono alcuni dei filoni ideali dell’illustre biografia di Sergio Zavoli, che, a partire dal 2001, continuano ad ispirare la sua attivita` di parlamentare in quest’Aula, nella 7ª Commissione permanente e nella Commissione per la biblioteca e per l’archivio storico, alla cui Presidenza e` stato da pochi giorni nuovamente eletto.
Il suo ingegno politico si colloca perfettamente lungo il suo percorso professionale e di vita, anzi ne rappresenta il coerente completamento, perche´ per il senatore Zavoli informazione e comunicazione sono innanzitutto cultura e la cultura non e` mai un’avventura del singolo, ma sempre una strada comune da percorrere. Cultura e politica alimentano e forgiano la comunita`. La politica, come scriveva don Milani, «e` uscirne insieme». Con una citazione di Benedetto Croce, molto cara al senatore Zavoli, possiamo dire che «siamo cio` che sappiamo e possiamo».
La vita istituzionale di Sergio Zavoli, come anche la sua vita di giornalista ed uomo di cultura, trae linfa primaria da una profonda fascinazione verso il mistero che e` in ogni uomo. E` questo profondo umanesimo, venato di inquietudine spirituale, a manifestarsi in ogni passo della sua azione, e costituisce la sua piu` preziosa testimonianza verso tutti noi. Il suo radicato umanesimo e` espressione di realismo, non e´ mai fuga dalla realta`, viceversa e` storia di un mondo e coscienza critica di un tempo. Cito le sue parole: «Non siamo solo persone, ma anche cittadini, e nelle nostre debolezze singole e comuni, private e pubbliche, vanno cercate le origini dei nostri atti e, non di rado, dei nostri guai».
Il tratto distintivo, lo stile di presenza e di parola del senatore Zavoli ricordano il famoso scritto di Vittorio Emanuele Orlando, «Il parlare in Parlamento», che rispetto all’istituzione parlamentare affermava: «Non possiamo non sentirci inferiori, tutti, alla nobilta` di esso. Tutti dobbiamo sentire che non ne siamo abbastanza degni. Ma a questa inferiorita` possiamo in parte riparare con un amore intenso ed una devozione assoluta». Amore e devozione che Sergio Zavoli ha sempre rivolto al nostro Paese, alle sue istituzioni, alla sua storia, al suo destino di nazione europea, con la cristallina coerenza del testimone più fedele. Sono certo di esprimere il sentimento di tutta l’Assemblea nel rinnovarle, senatore Zavoli, gli auguri affettuosi del Senato della Repubblica.