Intervista rilasciata il 17 agosto 2018
«Gli episodi delle ultime settimane ricordano l’Alabama dell’inizio del secolo scorso più che l’Italia del 2018, altro che goliardate o generico bullismo». Il senatore Pietro Grasso, fra i primi firmatari dell’appello del Forum antirazzista, non ha dubbi che si tratti di un’emergenza.
Molti, però, parlano di “cretini” o “teppisti”.
«Certe espressioni, certi comportamenti sono chiaramente razzisti e in più non è casuale il susseguirsi di una serie di aggressioni, compresi i proiettili a salve o ad aria compressa, sparati “per caso” ma che finiscono sempre per colpire stranieri, migranti, persone di colore. Episodi che si aggiungono alle violenze in crescita nei confronti comunque dei deboli, dei più poveri ed emarginati. È razzismo e chi lo nega cercando di minimizzare parlando di goliardate a mio avviso cerca di lucrare consenso nel sottobosco fascista del nostro Paese. Si conquista spazio mediatico sui media tradizionali e sui social “giustificando” e sminuendo queste violenze e così si alimenta quello che Umberto Eco in un suo saggio definiva “il fascismo eterno” sempre presente in Italia».
I proclami e le azioni del nuovo Governo, in particolare del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, possono incoraggiare tutto ciò? Il ministro, in piena emergenza per il crollo del ponte Morandi indicava come “buona notizia” lo sbarco dell’Aquarius a Malta e non in Italia.
«Certo il martellamento continuo dei politici di maggioranza su questo tema rafforza il clima di tensione. Anche in un giorno tragico come quello nel quale crolla un ponte, crolla un Paese, ci sono decine di morti, l’operazione di Salvini è quella di tenere alto quel tema che, alla fine, gli ha dato tanto successo. Tenere alta la tensione contro i diversi e i più poveri. Anche citare Mussolini come fanno alcuni significa aprire enormi spazi a quel sottobosco fascista, giustificare lo squadrismo. Mi ha fatto impressione ciò che è accaduto a Raffaele Ariano, che aveva denunciato l’annuncio razzista del capotreno e ad Agnese Stracquadanio che a Modica aveva segnalato il bar con le foto del duce. Sono stati messi alla pubblica gogna, aggrediti. Io invece voglio ringraziarli. Così devono comportarsi i cittadini di una Repubblica che, non dimentichiamolo, si fonda su una Costituzione nata dopo e contro il fascismo».
Ma questo razzismo che riemerge e che alcuni cavalcano è comunque in aumento, gli italiani sembrano sempre più intolleranti, perché?
«In tempi di crisi – economica, culturale, politica – è più facile far emergere l’egoismo, l’individualismo, propagandare nazionalismi e sovranismi. La solidarietà, l’accoglienza sono invece frutto di culture millenarie. La Sicilia queste culture le conosce bene e lo dimostrano i tanti casi di solidarietà, mi ricordo quello dei bagnanti del Ragusano che salvavano e rifocillavano i migrati sbarcati da un barcone. Ma la “pancia” della gente è più facile da orientare, soprattutto in un momento di insicurezza e di crisi economica. Ecco, l’abilità di Cinque Stelle e Lega è di far sembrare alle persone che la colpa sia di chi sta peggio di loro e non di chi evade le tasse, corrompe per accumulare ricchezza. La politica dovrebbe redistribuire la ricchezza, colmare i divari. Invece adesso lucra sulla rabbia, ma lucra anche sul crimine, su quelli che con gli illeciti danneggiano lo sviluppo del Paese».
Da esperto, la mafia in questo quadro si avvantaggia del clima?
«La mafia non sta mai ferma, anche quando come in questo periodo sembra in silenzio. Anzi proprio in questi casi c’è più da preoccuparsi. Sicuramente cercherà di lucrare anche sull’accoglienza, ma la colpa non è certo dei migranti. È interessante vedere che il meccanismo mafioso in fondo è lo stesso di quello che crea l’emergenza migranti, crea l’allarme invasione e poi si pone come soluzione al problema con espulsioni e cose simili. Cosa nostra basa il suo potere sull’intimidazione come metodo per ottenere consenso. La mafia crea il problema, danneggia un negozio o un’azienda, e poi offre la sua “soluzione”. Il metodo è quello. In generale, poi, un clima del genere non può che favorire i criminali».
C’è un allarme invasione costruito a tavolino?
«C’è una retorica dell’invasione alimentata ad arte da alcuni politici con un pezzo del mondo dell’informazione. Così si trasformano in problemi che vengono dall’esterno questioni tragiche che coinvolgono tutti gli esseri umani, italiani e extracomunitari. Come il caporalato che sfrutta italiani e stranieri, contro il quale abbiamo fatto una legge ma adesso ci vogliono più controlli. Invece si preferisce la retorica di chi vuole mandare a casa tutti, bloccare le frontiere, dimenticando che l’Italia è una nazione sempre più anziana, con pochi bambini e ha bisogno della manodopera straniera».
Le forze dell’ordine che funzione devono avere per arginare questi fenomeni razzisti?
«Sempre la stessa: controllare il territorio, fare avvertire la presenza dello Stato ovunque, anche nelle periferie dove l’assenza dello Stato significa criminalità ma anche il fenomeno delle “ronde” dei cittadini che vogliono fare da soli. Le forze dell’ordine devono combattere la criminalità grande e piccola, proteggere dalla violenza tutti gli esseri umani. Ecco cosa devono fare».