Il Ddl Pillon va ritirato

Intervento durante la conferenza stampa del 26 febbraio 2019 “Ddl Pillon: un pericoloso attacco ai diritti di bambini e donne. A che punto siamo e perché va ritirato”

Care amiche, cari amici,
ringrazio davvero di cuore le colleghe Emma Bonino e Valeria Fedeli per avermi invitato oggi a questo incontro sul Ddl Pillon e per aver voluto mettere insieme esponenti di diversi gruppi parlamentari, uniti però da un pensiero comune: quel testo è inemendabile, va ritirato perché è pericoloso sotto il profilo culturale prima che sotto quello normativo.
Io capisco e apprezzo le iniziative che favoriscono la possibilità per ciascun genitore di contribuire in maniera positiva all’educazione e alla crescita dei propri figli. Diventa difficile farlo quando si umiliano le donne e i minori: questa riforma alimenterà le disuguaglianze e le discriminazioni di genere, ridefinendo i rapporti familiari totalmente a favore degli uomini; sottrarrà alla prudente ed insostituibile valutazione del giudice una materia complessa e delicata come quella del diritto di famiglia; cancellerà gli assegni di mantenimento e “premierà” il coniuge economicamente più forte, con buona pace della realtà. Si nega infatti il gap che c’è (e che dobbiamo combattere) tra i salari delle donne e quelli degli uomini, oltre che delle difficoltà che una donna deve affrontare nel mercato del lavoro, soprattutto quando diventa madre.

Con l’introduzione del mantenimento diretto si fa passare poi l’idea che il genitore economicamente più debole utilizzi il contributo economico al mantenimento del minore corrisposto dall’altro genitore per finalità personali. Si dà liceità giuridica ad una serie di stereotipi e pregiudizi come quello per cui una donna accusa falsamente di violenza il partner per avere benefici nelle cause civili di separazione e divorzio e che, quindi, usi i propri figli come “strumenti di ricatto” nei confronti degli ex compagni. Immaginate come cambierebbe rapidamente l’approccio nei numerosissimi casi di violenza domestica e di genere che riempiono le cronache del nostro Paese!

Anche l’approccio al minore è totalmente rivoluzionato: obbligo di dividere il loro tempo a metà con ciascun genitore a prescindere e il doppio domicilio lo trasformano da soggetto centrale in mero oggetto da dover dividere equamente tra i genitori.

Il Ddl Pillon è un orribile tassello di una regressione più vasta, in parte consapevole in parte, ed è persino peggio, inconscia. Si stanno muovendo, ormai da tempo, le peggiori spinte reazionarie e maschiliste, insieme a quelle razziste e omofobe.

L’attacco ai diritti delle donne viene infatti da più parti: si è arrivati anche a mettere in discussione la Legge 194, e tra i critici figurano il nuovo presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, e l’attuale ministro della Famiglia Fontana – quello per cui le famiglie arcobaleno non esistono.

Hanno provato a sbandierare come una conquista per le donne una maggiore flessibilità del congedo di maternità, senza considerare quanto spesso più flessibilità significhi più spazio per i ricatti sul posto di lavoro; stanno conducendo una battaglia contro la fantomatica “ideologia gender”, nome evocativo, quasi uno spauracchio con il quale si è voluto ammantare di pericolo quella che è una necessaria educazione alle differenze e al rispetto reciproco; con le più diverse scuse, poi, molte amministrazioni, a partire da quella romana, stanno rendendo impossibile la vita alle Case delle donne, punti di ritrovo e di rifugio per tutte coloro che subiscono violenza di genere. D’altro canto non stanno facendo nulla per prevenire i femminicidi e le violenze in generale, a meno che non si voglia dare armi ogni ragazza e ogni donna con la scusa della “legittima difesa” dicendo: vedetevela da sole.

Per me, l’ho ripetuto molte volte, ogni condotta che mira ad annientare una donna nella sua identità e libertà – non soltanto fisicamente, ma anche nella sua dimensione psicologica, sociale e lavorativa – è una violenza di genere. Lo ripeto ogni volta perché sia chiaro di cosa stiamo parlando. E’ una battaglia lunga, difficile, che dobbiamo fare insieme, uomini e donne, ogni giorno: nelle piazze, in famiglia, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, ovunque; anche in Parlamento dove combatteremo questa proposta per altro assegnata in sede redigente. Chiederemo la referente perché un provvedimento così non può non essere approfondito ed emendato radicalmente anche in Aula.

Il clima, già pesante, sta peggiorando. Per usare le parole dell’ancella Difred, in quel meraviglioso racconto che da distopia rischia di essere profezia, “in una vasca che si scalda poco a poco, finiremo bolliti senza accorgercene”. E l’acqua inizia a scottare.