Giornalismo, tutelare livelli occupazionali e il pluralismo

Discorso del 29 marzo 2017 alla presentazione del rapporto “Osservatorio sul giornalismo 2016” di AGCOM

Presidente Cardani, Autorità, gentili ospiti,

sono molto lieto di ospitare qui in Senato la presentazione del rapporto “Osservatorio sul giornalismo 2016” realizzato dal Servizio Economico-Statistico dell‘Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

I risultati della lunga e articolata analisi che avete svolto sono utili indicatori dello stato di salute del giornalismo italiano e della capacità di assolvere ai suoi difficili ma indispensabili compiti. Una stampa libera, autorevole e consapevole gioca infatti – lo dico spesso – un fondamentale ruolo nella definizione della cultura di un popolo e nel rapporto che esso istituisce con il potere. Più in generale si potrebbe dire che questo approfondimento – che si colloca in una più ampia attività di monitoraggio svolta dall’Autorità Garante – ci dà un’importante chiave di lettura della qualità della democrazia della nostra comunità, delle minacce cui siamo chiamati a rispondere e dei miglioramenti che dobbiamo realizzare. In queste ultime settimane, per esempio, c’è forte tensione tra le agenzie di stampa e il Governo sul rinnovo dei contratti dei servizi di abbonamento della Pubblica Amministrazione, una tensione che ha condotto sabato scorso allo sciopero generale dei sindacati dei giornalisti dell’informazione primaria. È necessario trovare una soluzione che tuteli i livelli occupazionali, il pluralismo e che, contemporaneamente, riordini questo settore: mi auguro che il necessario confronto tra le parti conduca a soluzioni condivise e soddisfacenti per tutti.

Ciascuna delle cinque parti del Rapporto fotografa in maniera completa, attraverso numeri e statistiche, aspetti molto rilevanti: dalle competenze professionali e culturali dei nostri giornalisti alle modalità con cui lavorano, dalla retribuzione cui possono aspirare ai rischi che corrono, fino ad un’analisi dell’impianto normativo entro il quale esercitano il loro mestiere.

La prima spinta di chi sceglie di raccontare agli altri la realtà è sicuramente la passione ma, anche la più virtuosa delle attività lavorative, necessita di retribuzioni che possano garantire una vita decorosa.  Il 40% degli oltre 35.000 giornalisti attivi in Italia, per lo più under 35, produce annualmente un reddito inferiore ai 5.000 euro: se si guadagna così poco significa che il tema della precarizzazione e della dignità di questa professione impone riflessioni e azioni non più procrastinabili.

Modelli di business, strategie di sviluppo editoriale ma anche e soprattutto deontologia professionale: questi i temi che, ne sono sicuro, animeranno la successiva tavola rotonda. Non è un mistero – e lo stesso rapporto lo sottolinea con dati incontrovertibili – che negli ultimi anni la crisi economica abbia fortemente penalizzato l’intero comparto dell’informazione. Per rispondere alle difficoltà, si è spesso fatto ricorso a soluzioni di corto respiro, che puntano più alla quantità che alla qualità dei contenuti. Nel lungo periodo temo che questo atteggiamento possa essere controproducente, sebbene sia consapevole delle obiettive difficoltà di fare da argine a una deriva globale che premia la velocità rispetto all’accuratezza e il sensazionalismo rispetto all’approfondimento.

Occorre, in questo senso, educare allo sforzo e alla fatica del confronto anche i cittadini, a partire dai più giovani sin dalle scuole. Un pubblico consapevole riconosce il giornalismo di qualità rispetto a quello che rincorre la strumentalizzazione, la polemica o una lettura superficiale di fenomeni invece terribilmente complessi. Non basta un solo giornale né un solo sito o un link pubblicato da qualche amico sui social network per capire il mondo che ci circonda. Serve tutto questo e molto di più. La capacità di assegnare a ciascuna fonte il suo peso, la conoscenza di chi sia l’editore, l’intelligenza di saper unire i puntini e infine la capacità di sintetizzare il tutto in un’opinione, finalmente, davvero informata.

Rischiamo di dimenticare quanto sia importante che i giornalisti siano liberi e indipendenti. Esserlo, d’altra parte, espone a rischi di cui non dobbiamo sottovalutare l’entità. Il mio passato professionale e la mia attuale funzione mi hanno fatto conoscere da vicino le troppe storie di donne e uomini che subiscono minacce, intimidazioni, aggressioni e delegittimazioni proprio per il loro rigore professionale e la loro passione. Ognuno di loro paga un prezzo altissimo per dare un essenziale contributo a tutti noi. Non possiamo rimanere indifferenti, non dobbiamo lasciarli soli. Lo dico spesso: noi abbiamo bisogno della loro voce, loro del nostro abbraccio e del nostro sostegno concreto e ideale. Quando Luca Salici ha promosso una petizione perché si riconoscesse una pensione a Riccardo Orioles, che fondò insieme a Pippo Fava “I Siciliani”, ho immediatamente sostenuto quella proposta, che ha poi incontrato il favore di Istituzioni e cittadini, tutti consapevoli del grande ruolo che Orioles ha giocato nel pungolare la coscienza del nostro Paese. Sono stato molto felice di sapere che, pochi giorni fa, il Governo gli abbia finalmente riconosciuto i benefici della Legge Bacchelli.

Concludo. Momenti di incontro e di riflessione tra i diversi attori del mondo dell’informazione, come questo, devono aiutarci a intervenire con prospettive di lungo termine su due fronti: da un lato per garantire alla professione la sua libertà e la sua dignità, dall’altro sul piano culturale, perché la democrazia ha bisogno di cittadini che non siano semplicemente alla ricerca di una curiosità o di uno slogan ma di una visione originale e approfondita della realtà. Grazie.