Care colleghe e cari colleghi,
A nome mio personale e della Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, desidero per prima cosa ringraziare di cuore il Regno del Marocco, in particolare il Presidente della Camera dei Rappresentanti Rachid Talbi El Alami e il Presidente della Camera dei Consiglieri Hakim Benchamach, per l’organizzazione di questo Vertice e per la calorosa accoglienza in questo meraviglioso Paese. Per me è un grandissimo piacere potere tornare a Tangeri, una città che è ponte fisico e ideale fra le sponde sud e nord del mare che ci unisce e incarna simbolicamente lo spirito di cooperazione e contaminazione reciproca di questo nostro foro di dialogo, con una storia millenaria e affascinante di civiltà, di lingue, religioni e culture. Fenici, cartaginesi, romani, bizantini, arabi, francesi, portoghesi, britannici; musulmani, cristiani, ebrei; e ancora scrittori e artisti di ogni provenienza e cultura hanno nei secoli prodotto quella pluralità ed eterogeneità che in questo luogo straordinario trovano sintesi perfetta.
Vorrei aprire il mio intervento con un pensiero per le tante vittime, sono centinaia, e centinaia, dei naufragi dei giorni scorsi nelle acque del Canale di Sicilia. Io non riuscirò mai ad abituarmi alla lugubre contabilità che riduce vite umane a numeri e continuo a pensare alle storie, ai sogni, alle speranze e ai vuoti dolorosissimi che ognuna di quelle persone lascia dietro di sé. Per questo ricordo con vero orgoglio le centinaia di migliaia di persone salvate e accolte dagli italiani, 4000 solo giovedì. Io credo, cari amici, che il dovere morale, politico e giuridico che grava su ciascuno di noi e su tutti collettivamente imponga di onorare le vite inghiottite dal mare e il dolore di chi è rimasto facendo seguire al turbamento delle coscienze e ai sentimenti di umana pietà concrete azioni politiche perché questo non accada mai più. Con il suo permesso, Signor Presidente, vorrei proporre al Vertice un minuto di silenzio per ricordare coloro che hanno perso la vita per cercare un’esistenza dignitosa e chi in qualsiasi parte del mondo è vittima di atrocità e privazioni dei diritti.
La Presidenza marocchina ha voluto significativamente dedicare gli incontri di questi giorni al lavoro collettivo per edificare un futuro comune dell’area euro-mediterranea, con il proposito di costruire sulla comune eredità interculturale la pace, la sicurezza, lo sviluppo economico sostenibile nel rispetto dell’ambiente. Io condivido questo approccio e sono fermamente convinto che i fenomeni con i quali dobbiamo confrontarci, la grave crisi economica, i flussi di rifugiati, il terrorismo, la tutela dell’ambiente, richiedano in modo urgente e imperativo un nuovo corso nella grande Regione che rappresentiamo. In questo momento storico assistiamo a preoccupanti fenomeni di frammentazione: in alcuni paesi si disgregano istituzioni e meccanismi politici; le alleanze politiche internazionali e sovranazionali perdono forza ed efficacia; si aprono in Europa, nel Mediterraneo, nel Medio Oriente linee di faglia geopolitiche, religiose ed economiche che mettono in pericolo la stabilità del pianeta e il futuro delle nostre società. Ma io penso che sia un gravissimo errore drammatizzare il pericolo come ineluttabile e irrisolvibile e cadere nella tentazione di isolarsi erigendo muri politici, fisici e ideali. Martedì a Lussemburgo ho avuto modo di dire ai colleghi presidenti dei parlamenti dell’Unione europea che si illude chi pensa di potere fare da solo, si illude chi pensa di essere al sicuro. La nostra storia comune e la nostra interdipendenza geografica e geopolitica ci vincolano ad un destino comune, che inevitabilmente sarà favorevole per tutti o per nessuno. Dobbiamo opporre all’entropia la forza dell’unione, della fiducia e dell’impegno quotidiano comune. Il Parlamento italiano (parlo anche a nome della Presidente Boldrini) crede fermamente in questo foro di cooperazione e vuole proporre una seria e realistica riflessione sul contributo che le nostre assemblee rappresentative possono offrire alla costruzione di uno spazio di pace, prosperità e benessere.
Vorrei essere franco sul punto. Nonostante il grande impegno delle presidenze che si sono via via succedute (e colgo l’occasione per ringraziare gli amici marocchini per il lavoro di quest’anno) le modalità di funzionamento di questa Assemblea non hanno soddisfatto appieno le attese iniziali. Il lavoro, sia nelle commissioni, sia in plenaria, non ha finora consentito di attivare quella sinergia su azioni e progetti concreti che tutti avevamo in piena sincerità auspicato. Alle raccomandazioni non sono sempre seguite risposte coerenti dalle istituzioni governative ai diversi livelli competenti. Ma il momento storico che viviamo ci chiama ad una responsabilità non più rinviabile e noi dobbiamo sentire forte il dovere di realizzare i bisogni dei cittadini che rappresentiamo nelle assemblee legislative. Dobbiamo quindi saper guardare alle criticità con lucidità e con spirito costruttivo per trasformare ognuna delle debolezze odierne in elementi di forza futuri. In questi anni mi sono reso conto di quanto la cooperazione inter-parlamentare possa essere una fruttuosa camera di composizione di interessi e istanze diverse, un’incubatrice delle decisioni e azioni intergovernative. Il Mediterraneo ha straordinariamente bisogno del dialogo fra parlamenti. Il metodo di conciliazione e la capacità di coniugare unità e pluralismo che è la prerogativa dei Parlamenti può aiutare a superare gli orgogli nazionalistici e a sviluppare un lavoro più pragmatico e settoriale. Personalmente nel mio ruolo di Presidente del Senato ho cercato di portare gli ideali ma anche la concretezza del lavoro operativo che ho già praticato nei miei 43 anni da giudice e da procuratore antimafia. Io vorrei proporre a voi tutti una svolta di concretezza di questo nostro importante foro di dialogo. Non basta confrontarsi sui macro-assetti geopolitici della regione, che pure continueranno ad accompagnare il confronto. Dobbiamo misurarci su linee di sviluppo settoriali ed azioni puntuali, su quei piccoli e grandi progetti che possono contribuire ad offrire ai cittadini soluzioni concrete ai problemi quotidiani. Questa Assemblea può divenire un laboratorio progettuale che parte dalle migliori pratiche nazionali per sviluppare sinergie possibili, proporre modelli di cooperazione settoriali e poi controllare l’andamento dei progetti. Penso a orientare in modo deciso l’attività dell’Assemblea e delle diverse commissioni su progetti finanziati dall’Unione per il Mediterraneo attraverso i fondi europei. Penso a metodi di lavoro innovativi che, anche attraverso l’uso di strumenti informatici, consentano di sviluppare singole iniziative. Penso ad esempio a progetti di micro-credito per sostenere le start up e le piccolissime imprese, al rafforzamento del ruolo delle piccole e medie imprese, alla formazione dei giovani delle due sponde su materie tecniche, alla promozione del lavoro, allo sviluppo congiunto delle aree più disagiate dei nostri Paesi, alla diffusione anche in contesti familiari e di piccole imprese delle fonti di energie rinnovabili, alle colture biologiche e sostenibili. Penso a progetti culturali, allo studio dell’Islam, del cristianesimo e dell’ebraismo come antidoto a intolleranze e discriminazioni. Penso all’approfondimento della storia del Mediterraneo che rivela fertili contaminazioni reciproche.
Sono convinto, care colleghe e cari colleghi, che la storia si costruisce granello dopo granello, attraverso le piccole esperienze concrete di lavoro, di conoscenza e di vita quotidiana delle persone che sono i mattoni più solidi su cui edificare assetti geopolitici, pace e sicurezza. Con questo spirito dobbiamo programmare il lavoro di questa assemblea indirizzando i governi verso i bisogni dei cittadini che noi, da parlamentari, abbiamo il compito di rappresentare e proteggere, valendoci di ogni opportunità di incontro di identità e civiltà come elementi preziosi per costruire il futuro attorno alla nostra comune ed emozionante umanità mediterranea. Grazie.