Signor Presidente della Repubblica, Signora Presidente della Camera, Signora Ministro, gentili ospiti, colleghi, docenti, care studentesse e cari studenti,
siamo qui insieme per celebrare la Giornata internazionale delle Persone con disabilità. E’ davvero una bella giornata, perché viene sancito, con questo incontro tra ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia e i rappresentanti istituzionali e politici, un principio semplice ma fondamentale: la vostra opinione conta, e conta moltissimo. Dalla vostra viva voce, infatti, ci interessa ascoltare le esperienze, il vissuto quotidiano, conoscere il punto di vista rispetto alle vostre esigenze, alle vostre difficoltà, e soprattutto sentire le proposte che ci vorrete formulare per una scuola e una società che possano divenire sempre più accoglienti ed inclusive.
I dati Istat, che non citerò, certificano con l’evidenza dei numeri ciò che tutti sappiamo: sono molte, anzi troppe, le difficoltà che le persone diversamente abili incontrano ogni giorno e che rendono complicata la vita quotidiana, persino incontrare amici o parenti o svolgere attività nel tempo libero. Se la situazione è questa, non possiamo nasconderlo, è chiaro che finora le Istituzioni non hanno fatto tutto quello che era doveroso per fornire alle persone con disabilità e alle loro famiglie il sostegno necessario. Si può e soprattutto si deve fare di più. Un ruolo importante – ci tengo a sottolinearlo – viene svolto da tantissimi docenti e dalle associazioni di volontariato, che operano con dedizione e affetto: si tratta di un lavoro quotidiano, silenzioso, lontano dai riflettori, di cui si parla poco, ma che costituisce per molte persone e molte famiglie una boccata di ossigeno e un aiuto concreto. Quale deve essere quindi l’impegno dello Stato in questa giornata e, soprattutto, per i giorni a venire? Quello di garantire a tutti, indistintamente, attraverso le proprie leggi e i servizi offerti alla collettività, di poter godere appieno di quei diritti fondamentali che i costituenti seppero individuare scrivendo la nostra Costituzione, ovvero il “pieno sviluppo della persona” e l’ “effettiva partecipazione” di tutti i cittadini alla vita politica, economica e sociale del Paese. In quello stesso Articolo 3 troviamo anche la ricetta per farlo: “rimuovere gli ostacoli”. Sia in senso letterale che metaforico.
A me piace molto questa immagine, mi da l’idea di un lavoro continuo, di un cantiere sempre aperto, di un impegno che deve essere costante con l’obiettivo di lasciarvi la strada sgombra, per proseguire al meglio nel cammino della vita. Rimuovere gli ostacoli significa anche dare modo a ciascuno di voi di coltivare il proprio talento, le proprie aspirazioni, i propri sogni. Sta, quindi, a noi tutti impegnarci per adottare norme tendenti al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, partendo, ovviamente, da quelli che hanno delle difficoltà in più. Mi fanno ben sperare le decine di Disegni di Legge, provenienti da tutti gli schieramenti, che le assemblee parlamentari hanno già messo in agenda sul tema dei diritti delle persone diversamente abili, della loro promozione e del loro riconoscimento, e che sono sintomatici di una crescente sensibilità del mondo politico rispetto a queste problematiche. So che avete lavorato molto per prepararvi a questa giornata, soprattutto su quattro temi fondamentali: l’accessibilità, la qualità della vita scolastica, le prospettive di realizzazione personale, le proposte per il miglioramento delle politiche di inclusione. La modalità dell’incontro di oggi, fortemente voluto dal Ministero dell’Istruzione, è quella del dialogo e del confronto. Una modalità che, con un termine inglese dalla difficile pronuncia, viene definita self-advocacy, ma che io preferisco tradurre molto liberamente come “possibilità di riappropriarsi della propria vita e del proprio destino”.
Per farlo bisogna avere coraggio ed essere molto attenti, ma se siete qui è perché queste qualità non vi mancano. Sono certo che prenderete nota delle parole e degli impegni presi da ciascuno di noi, e che quando ci rivedremo, fra un anno, ci porterete il conto di quello che è stato realizzato e di quanto invece è rimasto solo una promessa. Abbiamo l’ambizione, e soprattutto il dovere, di non deludervi.