Incontro con la stampa parlamentare
Cari giornalisti, cari colleghi,
sono felice di essere con voi a questa ormai consolidata tradizione dello scambio di auguri. Porgo il mio personale benvenuto a tutti i componenti dell’Associazione Stampa Parlamentare e alla presidente Alessandra Sardoni, il cui articolato intervento pone molte domande sull’attualità parlamentare e il futuro del Paese. Lei ha utilizzato il termine “complicato” riferendosi all’anno che si sta concludendo, sia in relazione ai profili economici che istituzionali.
Condivido appieno questa sua valutazione: come ha accennato poco fa la crisi economica si è aggravata, non solo nel nostro Paese ma in tutta l’Unione Europea: questo ha peggiorato di conseguenza la situazione occupazionale e accresciuto le diseguaglianze, non senza forti ricadute sulla tenuta del Paese, consegnando alla marginalità e all’incertezza importanti fasce della popolazione, soprattutto tra i più giovani. Una situazione che deve preoccuparci, e spingerci a guardare ai prossimi passi con ancora maggior responsabilità. Proprio alla responsabilità delle forze politiche e sociali del Paese ha inteso rivolgersi il presidente della Repubblica quando ha chiesto di “non attentare alla stabilità”.
La legislatura è iniziata da meno di due anni, il Governo Renzi si è insediato meno di un anno fa. In questo breve lasso di tempo sono stati approvati, avviati o annunciati importanti progetti di riforma: quello costituzionale, quello del lavoro, della Pubblica Amministrazione, del Fisco, del terzo settore, dell’istruzione, della giustizia civile e penale. La situazione del Paese ci impone di continuare, con rapidità e determinazione, su questa strada, cercando le più ampie convergenze con le opposizioni e con tutti coloro che sono coinvolti dai cambiamenti, senza tralasciare il ruolo centrale dei corpi intermedi che hanno, per converso, il dovere di collaborare senza preconcetti o chiusure pretestuose.
Non riesco ad immaginare quale tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione possa davvero prendersi la responsabilità politica di costringere gli italiani a tornare alle urne prima di aver portato a termine le riforme strutturali, a partire da quella costituzionale. Non credo che i cittadini tornerebbero volentieri, dopo aver seguito per mesi accesi dibattiti nelle aule parlamentari – a volte anche troppo accesi – in merito al superamento del bicameralismo paritario, a votare come se nulla fosse mai avvenuto. Sul piano internazionale, da lei richiamato, finiremmo per dare l’immagine di un paese instabile e impossibilitato a programmare le proprie politiche anche solo a medio termine, consegnandoci a turbolenze, anche economiche, che non potremmo sostenere.
Presidente Sardoni,
vengo ora a quella che ha definito “spinosa questione della legge elettorale”, che era già tale più di un anno e mezzo fa quando ne parlammo in occasione del Ventaglio del 2013, per poi tornarci anche un anno fa nella stessa occasione di oggi. Lo sottolineo per dare il senso del tempo passato a discuterne. Da lungo tempo sostengo che occorre sgombrare il campo da quelle che ho definito “biforcute argomentazioni secondo le quali chi vuole la legge elettorale subito vuole andare alle elezioni”. Nel caso estremo e irresponsabile di una fine della legislatura che preceda l’approvazione in via definitiva del nuovo assetto costituzionale, non resta che affidarci a quanto scritto dalla Corte Costituzionale nella sentenza pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio scorso, dove si legge:
“La normativa che resta in vigore per effetto della dichiarata illegittimità costituzionale delle disposizioni oggetto delle questioni sollevate dalla Corte di cassazione è «complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo»”.
Poco più avanti, in relazione all’introduzione della preferenza unica e alla redazione delle schede elettorali, precisa che
“simili eventuali inconvenienti potranno, d’altro canto, essere rimossi anche mediante interventi normativi secondari, meramente tecnici ed applicativi della presente pronuncia e delle soluzioni interpretative sopra indicate”.
Sottolinea infine, cito, che
“[…]una nuova consultazione elettorale, […] si dovrà effettuare o secondo le regole contenute nella normativa che resta in vigore a seguito della presente decisione, ovvero secondo la nuova normativa elettorale eventualmente adottata dalle Camere.”
L’interpretazione letterale della sentenza sembrerebbe consentire quindi la possibilità teorica di indire elezioni in qualsiasi momento. Sono invece diverse tra loro le interpretazioni dottrinali di costituzionalisti di chiara fama e, come lei ha sottolineato, di esponenti politici di diverse aree di appartenenza. Nel mio ruolo non posso che lasciare alla dialettica parlamentare il compito di individuare soluzioni condivise. Sottolineo però che sul punto la posizione del presidente Renzi e della maggior parte delle forze politiche ha sempre guardato alla fine naturale della legislatura nel 2018.
Quando il presidente Napolitano ha accettato di essere rieletto, a seguito della richiesta di tutte le forze politiche, ha messo in chiaro sin da subito che il secondo mandato non avrebbe completato il suo corso. La scelta del tempo e del modo in cui dovrà terminare spetta solo a lui. Quando deciderà, affronterò quei giorni di supplenza nel pieno rispetto delle prassi costituzionali e con il massimo impegno. Auspico che il Parlamento dia una prova di maturità, convergendo in breve tempo su una personalità condivisa e autorevole.
Cambiando argomento, presidente Sardoni, lei ha ricordato con sintesi efficace la difficoltà del nostro Parlamento, e non da oggi, nel legiferare sui temi di giustizia penale, soprattutto su quelli che hanno a che fare con la criminalità economica e organizzata, se non in conseguenza di sentenze o inchieste che suscitano particolare sdegno. E’ così, purtroppo, da sempre: tutta la nostra eccezionale legislazione antimafia è stata approvata all’indomani di fatti eclatanti e dolorosi. La logica emergenziale però rischia di portare ad un’approssimazione fatta di interventi stratificati l’uno sull’altro con il rischio di perdere la visione complessiva. Purtroppo in Italia la corruzione è un tema attuale da molti decenni, e merita una adeguata attenzione per la ricerca di soluzioni efficaci e sistemiche, sia sul piano repressivo che su quello preventivo – anche ricorrendo ad una legislazione premiale per chi denuncia tali comportamenti, come avviene per la criminalità organizzata – perché costa sia per il sistema paese, in termini economici e di credibilità internazionale, che per i cittadini, costretti a un carico fiscale maggiorato, a una carenza di servizi, infrastrutture e prospettive occupazionali.
Le indagini recenti legate ad Expo, al Mose e a Mafia Capitale hanno evidenziato quanto sia alta l’infiltrazione di organizzazioni criminali ramificate nelle pubbliche amministrazioni, e come sia urgente dotarsi di strumenti tecnico-giuridici più sofisticati e di un raccordo operativo sempre più stretto fra Autorità giudiziaria, forze dell’ordine, Autorità anticorruzione e Autorità Antitrust: proprio per questo ho visto con molto favore il protocollo di intesa firmato da Pitruzzella e Cantone lo scorso 11 dicembre sulle attività di contrasto alla corruzione negli appalti pubblici e sui nuovi criteri per il rating di legalità alle imprese.
Ho accolto con piacere la forte determinazione del Governo ad intervenire legislativamente su questi temi: aspetto di leggere il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri e, senza entrare nel merito delle scelte specifiche che è bene siano rimesse interamente al dibattito parlamentare, condivido con tutti i cittadini onesti la speranza che possa essere davvero, una volta per tutte, “la volta buona”, e che la politica mostri di saper reagire, in modo compiuto, con rapidità e severità, a fenomeni di questo genere, cercando in futuro di arrivare prima della magistratura.
L’inchiesta su Mafia Capitale ha fatto emergere un “mondo di mezzo” che non fatico a identificare come mafia, perché anche le mafie sono cambiate: il volto violento e brutale della criminalità organizzata non è il più grave pericolo. E’ il volto oscuro delle mafie a doverci spaventare, quello che si infiltra dentro la società, dentro le istituzioni, dentro l’economia, che controlla territori e impedisce lo sviluppo e una piena democrazia, che cerca di radicarsi, espandersi e sopravvivere nel tempo, che intrattiene relazioni con il potere sociale, economico, politico e istituzionale. Questo è il tipo di mafia che ha speculato per anni sulla Capitale, una criminalità mafiosa di tipo diverso rispetto a quella che siamo abituati a conoscere e a rappresentare, ma che, aldilà delle connessioni – che pure ci sono – con le 4 mafie storiche, ha un’identità di “metodo” con le mafie tradizionali. E’ come se quella che una volta veniva definita l’ “area grigia” della mafia si fosse resa completamente autonoma: sarebbe un errore grave sottovalutarne la pericolosità e sminuire il tutto a qualche episodico caso di corruzione o criminalità comune. Temo che il fenomeno sia molto più diffuso di quanto non appaia.
In relazione alla sentenza Eternit e all’introduzione dei reati ambientali nel codice penale da lei citata ricordo che io stesso, in occasione dell’incontro che ho avuto con il sindaco e una delegazione di familiari delle vittime di Casale Monferrato, avevo previsto che, essendo calendarizzata la sessione di bilancio, sarebbe stato difficile trattare il Disegno di legge in aula a dicembre e invece possibile a gennaio. Siamo ancora nei tempi previsti, e spero davvero che il Senato possa, alla ripresa dei lavori, mantenere questo impegno morale con i cittadini di tante città del nostro Paese, da nord a sud, colpiti da reati davvero odiosi come quelli contro l’ambiente, la natura e la salute.
In merito al finanziamento dei partiti, invece, credo che se si vuole mantenere la scelta dell’abolizione del finanziamento pubblico – già da alcune parti messa in discussione per le possibili ricadute sul sistema democratico – sia necessario prevedere immediatamente regole certe su quello privato, regolamentando le lobby, costringendo i partiti e i movimenti alla trasparenza su ogni singolo finanziamento, vigilando soprattutto sul rischio che ve ne siano di illeciti. Occcorre fare davvero molta attenzione a due pericoli: quello di consegnare le politiche pubbliche agli interessi privati, da un lato, e quello di veder vanificato il risparmio ottenuto, dai maggiori costi per i cittadini a causa di fenomeni di corruzione.
Prima di salutarci voglio ringraziare per l’onore riservatomi da Ossigeno per l’informazione: loro sanno che sin da quando ero Procuratore ho sempre seguito con grande attenzione il problema delle minacce ai giornalisti, che nel nostro Paese tocca numeri impressionanti sia tra le grandi firme che nelle piccole redazioni di provincia. Sono davvero onorato di entrare a far parte di una associazione così attiva e vitale, e lo sono ancora di più perchè presidente onorario di Ossigeno è il collega senatore Sergio Zavoli – che ringrazio – un maestro del giornalismo, dell’inchiesta, dell’analisi, che ha saputo raccontarci magistralmente i cambiamenti del nostro Paese e quella terribile stagione della “notte della Repubblica”. Grazie presidente.
Voglio infine ringraziare voi giornalisti che ogni giorno seguite con attenzione i lavori del Senato, e le complicate vicende della politica, con acume, fiuto, attenzione. I cittadini confidano nel vostro lavoro per essere informati in maniera corretta, e questa è una grande responsabilità che non deve essere asservita a interessi di parte. Nel sistema democratico il vostro è un ruolo importante, e sono certo che continuerete a svolgerlo con la stessa passione e precisione che avete sempre dimostrato.
Concludo con i più sinceri e sentiti auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti voi e ai vostri cari.