Le dipendenze tra le cure e l’abbandono

Convegno sul tema "Le dipendenze tra le cure e l'abbandono", organizzato dall'Associazione italiana per la cura delle dipendenze patologiche (Acudipa). © Senato della Repubblica

Cari Colleghi,
Autorità,
Signore e Signori,

è per me un grande piacere e un onore ospitare nella prestigiosa Sala Capitolare della Biblioteca del Senato questo momento di confronto, che sollecita l’attenzione di tutti noi su un tema estremamente importante e delicato sia sul piano istituzionale che – soprattutto – su quello sociale.

Le dipendenze sono un fenomeno di grande attualità, una piaga della società moderna che si è manifestata come una conseguenza negativa, una sorta di altra faccia della medaglia del boom economico della seconda metà del secolo scorso e che poi è dilagata nel tempo e nello spazio.

Quando parliamo di dipendenze il nostro pensiero va subito alle dipendenze dalle droghe, alle tossicodipendenze purtroppo ancora diffuse sia nel nostro paese che nel mondo. Ma ci sono anche forme di dipendenza più subdole, meno visibili, quelle cosiddette comportamentali, che tuttavia hanno un impatto sociale altrettanto devastante. Basti pensare al fumo, all’alcol, al gioco d’azzardo, ma anche alla dipendenza dal cibo, e alle nuove forme di dipendenza, come quelle da shopping, da fitness, da internet. Bisogni compulsivi e perennemente insoddisfatti.

Sono tutti fenomeni che partono come comportamenti liberi o addirittura in certi casi trasgressivi, ma che poi finiscono per togliere la libertà all’individuo, che affievoliscono e spesso annullano la sua volontà, conducendolo a forme di schiavitù fisica o comportamentale. Il prezzo che la società paga per questa piaga è altissimo, in termini innanzitutto di vite umane, ma anche di costi per l’assistenza e per il recupero delle vittime.

A questo si aggiunge un altro aspetto di grande rilevanza: le persone colpite da “dipendenza”, proprio perché annullate o affievolite nella loro volontà, costituiscono un bacino di “utenza” per la criminalità organizzata, che non a caso trae molti dei suoi proventi illeciti dalla gestione del traffico di sostanze stupefacenti e dal mercato del gioco d’azzardo. La lotta contro le dipendenze diventa allora anche lotta contro la criminalità organizzata che ne contribuisce alla loro diffusione.

Non dobbiamo poi dimenticare che la propensione ai comportamenti compulsivi, e soprattutto alla schiavitù delle sostanze stupefacenti coinvolge in particolare la parte giovanile della popolazione. Occorre quindi parlare ai giovani, confrontandosi con i programmi educativi, con le scelte culturali di ogni Paese sul consumo di stupefacenti e con l’influenza che tali scelte esercitano sui comportamenti sociali.

Sono cambiate le dipendenze, sono cambiate le sostanze, le droghe, ed è ormai urgente e necessario rivedere i nostri parametri, intercettare le nuove richieste di aiuto, aggiornare i servizi, cercare nuovi piani di intervento che mettano al centro terapie incentrate sulla “persona”, sui suoi bisogni specifici, sulle sue fragilità individuali ma anche, e soprattutto, sui punti di forza che sono presenti in ciascuno. Allargare il concetto di “cura” da una ambito farmacologico ad un più ampio “prendersi cura” dell’altro.
Sono sicuro che l’incontro di oggi potrà contribuire ad un’attenta analisi del fenomeno e all’elaborazione di proposte e strategie di intervento meditate e condivise.
Per questo, desidero rinnovare i miei sinceri ringraziamenti a quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo evento e in particolare ad Acudipa per il costante, prezioso e silenzioso impegno per la cura delle dipendenze patologiche.