Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili

Un momento della cerimonia di presentazione dell'Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia 2015

Autorità, Signore e Signori, care ragazze e ragazzi,

è con grande piacere che prendo parte alla presentazione del 6° Atlante dell’Infanzia di Save the Children. Tra due giorni ricorrerà la Giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: mi sembra questa una occasione che rafforza la necessità di confrontarci sulle criticità riassunte nel volume di cui oggi parleremo e per ragionare, insieme, sulle prospettive che il nostro Paese è in grado di assicurare a ciascuno dei suoi figli. Qualche giorno fa, insieme al Garante per l’infanzia, sono venuti a trovarmi un centinaio di ragazzi e ragazze: nell’accompagnarli nella sala dove fu firmata la Costituzione ho detto loro che il Senato è la loro casa e che qui saranno sempre i benvenuti.  Per questo sono particolarmente lieto che questa giornata di riflessione e approfondimento su temi così rilevanti per il presente e il futuro dell’Italia si svolga qui. Sono infatti convinto che il dialogo, l’ascolto e il sostegno di tutte le realtà associative che si impegnano nella tutela dei minori sia un primo ed importante passo per tener fede alla promessa fatta a quei ragazzi.

Leggere il vostro Atlante non può che provocare un sentimento di sconforto in ciascuno di noi. Mi ha particolarmente colpito la scelta del titolo di questa edizione, “bambini senza”. Nell’immaginario collettivo, infatti, ad una giovanissima vita spetterebbe il diritto di avere tutto, di non essere privato di alcune cose dal valore inestimabile come la speranza, la felicità, l’opportunità di coltivare i propri talenti e realizzare i propri sogni. La realtà, invece, è tristemente diversa.

Per la mia precedente professione di magistrato ho letto con particolare interesse i primi due capitoli della vostra pubblicazione, quelli che descrivono la difficile condizione di tantissimi minori ai quali è stato rubato il futuro dal drammatico impatto che la criminalità organizzata ha sul tessuto sociale, economico e culturale del nostro Paese. Osservando la mappa dei minorenni innocenti uccisi dalle mafie, ben 85, non ho potuto non soffermare il pensiero sul fatto che tre città da sole – Palermo, Napoli e Reggio Calabria – hanno visto più della metà di questi barbari omicidi. Sono tantissimi, sono troppi e il vuoto che hanno lasciato nelle loro famiglie e tra i loro amici è purtroppo incolmabile. Ne cito solo due, a simbolo di tutti: Giuseppe Di Matteo e Rita Atria. Non possiamo più fingere, inoltre, di non vedere le migliaia di bambini stranieri che arrivano nel nostro paese da soli, dopo un viaggio disperato. Minori che, se non adeguatamente tutelati, vengono risucchiati da un vortice di criminalità e di sfruttamento minorile. Allargando la visuale, scorrendo le mappe che si trovano nel volume, appare evidente come la povertà dei minori non sia solo materiale. Siamo di fronte anche ad un impoverimento, ad una “disconnessione culturale”: oltre alle note difficoltà di risorse per le scuole, quello che emerge è che nella quotidianità di molti giovani è assente un’attività sportiva condotta in maniera continuativa; molti di loro non hanno mai letto un libro nell’anno passato, visitato un museo o un’area archeologica, non hanno mai ascoltato un concerto o visto una rappresentazione teatrale.

Ci sono molti altri spunti che possiamo trarre dalla lettura dell’Atlante e sono certo che i relatori che interverranno dopo di me sapranno restituire un quadro approfondito e dettagliato delle privazioni cui molti bambini e adolescenti sono sottoposti nel nostro Paese.

Ognuna di queste giovani vite difficili è una sconfitta che produce nell’immediato una ferita durissima nel nostro Paese e provoca, in prospettiva futura, un danno incalcolabile all’intera nazione. Non possiamo più permetterlo. Le Istituzioni devono fare tutto quello che è in loro potere per strappare i nostri figli, il futuro dell’Italia e dell’Europa, a questo scenario. Se la politica non farà tutto il necessario per permettere ad ogni bambina e bambino di potersi affermare e concorrere al bene comune essa avrà drammaticamente fallito: il risultato sarà avere una nazione meno coesa, più povera, più intollerante. Dobbiamo agire, ora. Proprio in questi giorni la Commissione Bilancio del Senato sta concludendo l’esame della legge di stabilità. E’ questa una prima, immediata occasione per poter intervenire, e alcune delle proposte presenti nel testo vanno nella giusta direzione.

La povertà, economica ed educativa, non può essere un destino ineluttabile, legato alla provenienza geografica o sociale dei ragazzi. In quest’ottica appare di grande valore la campagna condotta da Save the Children, “Illuminiamo il Futuro”, che si pone l’ambizioso obiettivo di debellare la povertà educativa in Italia entro il 2030. Grazie a questa iniziativa, sono stati aperti in molte realtà metropolitane disagiate, grazie ad associazioni partner, i “Punti Luce”, centri socio-educativi in grado si sopperire in parte a queste carenze, lanciando un fascio di luce sul futuro di bambini e adolescenti.

Concludo. Nella terza di copertina dell’Atlante sono riportate le parole di Daniel, che vorrei leggervi: “Prima volevo viaggiare  e vedere il resto del mondo, poi però crescendo ho deciso che forse era meglio restare proprio per avere la possibilità di cambiarlo”. Daniel ha 17 anni, non possiamo permettere che questo patrimonio di sogni e valori e soprattutto l’ambizione che nutre di cambiare l’Italia,  siano soffocati o traditi. Solidarietà e attenzione verso il prossimo sono valori minacciati dalla crisi economica – che per fortuna ci stiamo gradualmente lasciando alle spalle – e da un diffuso clima di diffidenza e paura. Posso solo immaginare in questi giorni terribili, le difficoltà degli insegnanti e delle famiglie nel cercare di tranquillizzare i bambini che percepiscono un generale clima di tensione e di paura, nell’obiettivo di far riacquistare ai ragazzi la serenità che è propria della loro età. Per questo voglio ringraziare di cuore uno ad uno i vostri volontari. Siamo tutti orgogliosi di voi: immergendovi quotidianamente in realtà complesse, dove anche solo regalare un sorriso può fare tutta la differenza, rappresentate in maniera straordinaria la nostra identità, la nostra cultura.

Grazie.