Onorevoli Colleghi,
giovedì 19 maggio è scomparso Marco Pannella, uno dei più grandi protagonisti della storia politica, sociale e civile del nostro Paese. Leader storico del movimento radicale, Giacinto Pannella, detto Marco, nasce a Teramo il 2 Maggio 1930. La sua figura, complessa e vivace, è quella di un uomo autodefinitosi “radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antimilitarista, non violento e gandhiano“. E’ stato tutto questo e anche molto altro, ha rappresentato una voce critica, spesso in anticipo sui tempi, e un pungolo costante per le istituzioni. Nel 1955 è tra i fondatori – insieme a Ernesto Rossi, Leo Valiani ed Eugenio Scalfari – del Partito radicale dei Democratici e dei Liberali. Più volte parlamentare nazionale ed europeo, ha ricoperto anche la carica di consigliere comunale a Trieste, Catania, Napoli, Teramo, Roma e L’Aquila nonché di consigliere regionale del Lazio e dell’Abruzzo. Segretario del Partito radicale, Presidente del Partito radicale transnazionale e della lista Marco Pannella, nel 1977 fonda Radio Radicale, modello di servizio pubblico nella trasmissione dei lavori parlamentari e dei dibattiti politici. L’azione di Pannella si caratterizza per il costante ricorso ai metodi della lotta non violenta, modellati sull’insegnamento di Gandhi, al fine di affermare la legalità ossia – secondo le sue parole – “il diritto alla vita e la vita del diritto“. E’ possibile richiamare soltanto alcuni tratti di una vita politica così intensa, dedicata costantemente alla bandiera dei diritti civili e del garantismo. Pannella è uno dei principali promotori e protagonisti della campagna per l’introduzione del divorzio, culminata con la netta vittoria nel referendum abrogativo del maggio 1974. Due anni prima, anche grazie ad uno sciopero della fame, aveva contribuito ad ottenere la legalizzazione dell’obiezione di coscienza al servizio militare. A partire dalla fine degli anni Settanta promuove le iniziative del Partito radicale per l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, l’introduzione della disciplina sull’interruzione volontaria della gravidanza e la legalizzazione delle droghe leggere. All’inizio degli anni Ottanta, il suo impegno nella lotta contro la fame nel mondo risulta decisivo per l’approvazione della “legge Piccoli”, sui programmi di intervento nelle aree afflitte da emergenza endemica e alti tassi di mortalità. Dopo aver organizzato, insieme ad altre forze politiche, i referendum anti-caccia e anti-nucleari, Pannella, anche a seguito del clamore suscitato dalla vicenda dell’arresto e della condanna di Enzo Tortora, promuove, nell’ambito delle battaglie per la “giustizia giusta”, il vittorioso referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Alla fine degli anni Ottanta è artefice della trasformazione del Partito radicale in movimento “transnazionale” e “transpartito”, concentrato sugli obiettivi degli Stati Uniti d’Europa, della moratoria della pena di morte nel mondo, e dell’affermazione universale dei diritti umani. Dal 2002, con la fondazione dell’Associazione Luca Coscioni, l’impegno si concentra sulla libertà di ricerca scientifica, la libertà di cura, la legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico, il rifiuto dell’accanimento terapeutico. Tra le battaglie degli ultimi anni ricordiamo quella per il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri italiane e per risolvere il problema del sovraffollamento degli istituti di pena. A tal fine, nel 2011, Pannella conduce con coraggio e determinazione il suo più lungo sciopero della fame, durato circa tre mesi.
E’ di quel periodo il Convegno ” Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano”, svoltosi il 28 e 29 luglio 2011 presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, fortemente voluto dalla Vice Presidente del Senato Emma Bonino, con la partecipazione di Marco Pannella. A testimonianza dell’impegno disinteressato per la legalità e la democrazia, mi piace ricordare una sua affermazione, particolarmente significativa anche del tratto umano e dell’amore profondo e sincero per l’Italia: “Qualcuno mi ha chiesto quale sarebbe il primo provvedimento che prenderei se fossi eletto democraticamente Presidente. Ebbene il primo provvedimento che prenderei sarebbe quello di dimettermi, perché se il Paese mi eleggesse democraticamente, vorrebbe dire che non ha più bisogno di me“. Gli attestati d’affetto di migliaia di cittadini in questi giorni hanno dimostrato il profondo legame che nella sua lunga vita ha saputo instaurare con il Paese, e anche chi non ha condiviso le sue battaglie e le sue posizioni politiche non ha mancato di riconoscere il sentimento di stima per un avversario che ha sempre fatto politica ma non ha mai cercato il potere. Nel rappresentare la commossa partecipazione del Senato della Repubblica al dolore dei compagni e della comunità politica radicale, invito l’Assemblea ad osservare un minuto di raccoglimento.